I testi di Mawangdui - La Salute Migliore

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I testi di Mawangdui

QI GONG

Nel sito archeologico di Mawangdui, nello Hunan presso Changsha, fu scoperta una tomba intatta risalente al 168 a.C (citato da Giulia Boschi, Medicina cinese: la radice e i fiori, vedi bibliografia).
Furono ritrovati numerosi testi originali di epoca Han, su rotoli di seta e tavolette di bambù. Una piccola parte di tali opere riguarda la Medicina tradizionale cinese, sebbene non ne siano indicati autori e titoli. Si tratta di undici testi su tre rotoli e quattro testi su tavolette, e sono stati ricopiati tra la fine del III secolo e l'inizio del II secolo a.C. , ma risalgono ad epoche più antiche, probabilmente anteriori al Neijing ritenuto fino ad allora il testo più antico di MTC.

  • Ci sono due testi sulla teoria dei meridiani.

  • Nel Ricettario di formule per cinquantadue malattie, sono elencati quadri patologici divisi tra interni ed esterni, pediatrici e ginecologici, sono inclusi anche disturbi emotivi, ma lo spazio superiore è riservato ai traumi, alle ferite di arma bianca ed alle fratture:

  • L'analisi dei polsi è più limitata, ma compaiono ricette farmacologiche.

  • Si parla di moxabustione e di aghi di pietra.

  • Vi è un testo coi principi dietetici e gli esercizi secondo gli asceti taoisti.

  • Compare un famoso rotolo con una tavola di disegni raffiguranti quarantaquattro tra uomini e donne di età differente impegnati in esercizi di Daoyin (che corrisponde al successivo Qigong). A fianco delle illustrazione viene spiegato l'esercizio e le malattie che cura.

  • Si è rinvenuto anche il più antico testo di diagnostica ed almeno tre testi di igiene sessuale.


"I fondamenti della medicina classica così definita si possono riassumere sotto cinque voci:
1) Accordo con le leggi che governano i mutamenti di cielo e terra secondo le stagioni.
2) Attenzione all'alimentazione e agli eccessi emotivi.
3) Esercizio continuato secondo le tecniche Daoyin (Qigong).
4) Tecniche sessuali.
5) Tecniche di elevazione spirituale. "
(Giulia Boschi, già citato, pag. 61).





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