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LA MOXA NELLA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE


La vita ha origine, e si mantiene in salute, con il calore e nella Medicina Tradizionale Cinese si deve scaldare ciò che è freddo e si deve disperdere il calore quando è in eccesso. Più calore equivale a più vitalità.
La disciplina che in Cina è praticata da millenni con il nome di Cau o Ai Jiu, in Occidente è più conosciuta con il nome di Moxa (moekusa ovvero “erba che brucia”), che è di derivazione giapponese. L’ideogramma”Cau” è composto da una parte superiore che significa “tempo molto lungo” e da una inferiore che significa “fuoco”, e il significato complessivo è quindi “usare il fuoco per lungo tempo”. Ora, per curare le malattie derivate dall’umidità ci vogliono calore e tempo e quindi il nome stesso porta con sé l’idea di una terapia che necessita di tempo per fare effetto, ma una volta raggiunti i risultati, questi saranno consolidati.
La moxa utilizza il calore dell’artemisia pressata e bruciata per scaldare singoli punti o zone, perciò uno dei nomi cinesi di questa disciplina è anche Nai Cau, cioè “Nai”, che significa “artemisia” seguito da “Cau”. È utilizzata come cura da migliaia di anni anche dal popolo, perché è di facile applicazione, efficace e non ha quasi controindicazioni. Fare moxa è vietato solo se c’è febbre alta con polso veloce e sulla pancia e sulla schiena delle donne in gravidanza.
I benefici del calore non sono però limitati all’artemisia! Oggi, per esempio, è tornato di moda l’Hot Stone Massage, un metodo antico di massaggio con le pietre calde. Ancora, tramite il calore, è efficace contro il torcicollo scaldare la zona con un comune phon e contro il mal di pancia si possono avere buoni risultati mettendo sull’ombelico ad esempio la borsa dell’acqua calda.





L’artemisia è una pianta ben conosciuta in Europa sia per le qualità alimentari che medicinali. È un nome che raggruppa numerose specie, alcune comuni altre rare, appartenenti alla famiglia delle Composite o Asteracee e diffusa in Europa, Asia, Africa e Nord America. In tedesco è chiamata beifuß, ossia “ai piedi” in quanto veniva messa nelle scarpe della gente di montagna per alleviare i piedi dalle fatiche delle lunghe camminate. Il dragoncello, il genepy e l'assenzio sono alcuni esempi di artemisie; si trovano anche esemplari ibridi, con caratteristiche di specie diverse. È un ottimo digestivo grazie alle sostanze amare che contiene, le quali favoriscono la formazione dei succhi gastrici e della bile e il suo utilizzo, in tisana o distillato, aiuta nella digestione di pasti abbondanti. La tisana di artemisia è utile nei casi di spossatezza e inappetenza. Sulle donne ha un effetto riscaldante e antispasmodico sull’utero e su tutto il basso ventre e, secondo quanto scrive Macer Floridus nel suo De Viribus Herbarum, può affrettare il ciclo mestruale, aiutare i parti, impedire gli aborti e annullare gli effetti di ogni veleno. Dopo una faticosa camminata è ottimo un massaggio ai piedi con olio essenziale di artemisia; il dragoncello, oltre che essere apprezzato in cucina, è utile in quanto le sue radici rinvigoriscono le piante vicine e tengono lontani i parassiti.
Ma l’utilizzo terapeutico dell’artemisia bruciata lo si deve ai cinesi, ed è un metodo documentato in un libro del 400 a.C. di un medico chiamato Tzon Yin Zi ma le cui origini si perdono nella leggenda. Essendo un rimedio molto poco costoso, gli antichi consideravano l’artemisia come il “ginseng dei poveri” e questa caratteristica ha contribuito alla grande popolarità di questa terapia.
Nel Becao Guanmu si legge: “La foglia di artemisia, come farmaco, può agevolare il flusso energetico dei dodici meridiani, con l’effetto di tonificare lo Yang, aumentare la circolazione del Qi e del sangue, allontanare il freddo e l’umidità, arrestare l’emorragia e prevenire l’aborto spontaneo”.
La pratica si basa sulle normali mappe dei merdiani e si trattano i punti selezionati con dei “conetti” di lana di artemisia oppure con un “sigaro” di artemisia pressata o ancora con degli strumenti (i cosidetti “moxatori”) che contengono l’artemisia da bruciare. A detta di molti, la tecnica con i conetti è la più efficace come terapia ma tutti sono concordi nel dire che sono importanti la costanza e la regolarità. I sigari sono comodi quando si deve operare su un tratto di meridiano oppure una zona allargata.
Le tecniche di applicazione del sigaro o degli strumenti sono semplici: vengono accesi e piazzati vicino al punto o alla zona da trattare e mantenuti per un tempo variabile dipendentemente dagli obiettivi. Il paziente deve sentire un calore piacevole e tollerabile. L’artemisia bruciata a contatto con la pelle richiede invece una preparazione più accurata. Intanto si possono fare conetti di varie dimensioni; tradizionalmente si parla di “chicco di riso”, “fagiolo” e “dattero” o “seme di fiore di loto”. I più piccoli, delle dimensioni appunto di un chicco di riso, sono sempre appoggiati direttamente sul punto da trattare, mentre quelli più grandi possono essere separati dalla pelle da una fetta di zenzero o di aglio forata con uno stuzzicadente oppure con del sale.
La moxa a contatto con la pelle è la più efficace contro gravi malattie provocate da seri deficit energetici, ma ha lo spiacevole effetto di provocare facilmente una dolorosa, anche se benefica, ustione che può lasciare il segno sulla pelle. La moxa del “chicco di riso” è accesa sul punto da trattare e spenta schiacciandola con il pollice quando il paziente reputa che il calore non è più sopportabile. Questa tecnica è tradizionalmente usata per alcuni punti specifici, come SP-1, LR-1 o il punto taoista GV-20 “cento riunioni”, ma deve essere praticata solo su persone pienamente consapevoli della pratica e dopo aver sperimentato gradualmente le altre tecniche. Un modo più morbido consiste nell’appoggiare il conetto su una fettina di zenzero o aglio nella quale sono stati praticati alcuni fori, tradizionalmente in numero dispari. Il conetto viene acceso e mantenuto finchè il paziente non lo reputa troppo caldo, dopo di che viene rimosso e immediatamente sostituito con il successivo. Per esperienza personale anche questa tecnica, se ripetuta regolarmente per lungo tempo in uno stesso punto, può lasciare un segno sulla pelle che però è transitorio.
La moxa con il sigaro è quella che comporta meno rischi e meno effetti indesiderati. Essendo mobile, la fonte di calore può essere mossa dall’operatore ed è quindi adatta anche a trattare una determinata zona o un tratto di un meridiano. Viene accesa un’estremità del sigaro che viene avvicinata al punto da trattare utilizzando tecniche diverse. Una di queste è chiamata “beccata di passero” e consiste nell’avvicinare in modo intermittente il sigaro alla pelle. Secondo alcuni autori si avvicina il sigaro fintanto che il paziente percepisce un calore piacevole e lo si allontana non appena la sensazione si fa sgradevole, secondo altri la “beccata” è invece veloce e continua. Una seconda tecnica prevede di mantenere il sigaro ad una distanza fissa per almeno 5 minuti in modo da trasmettere un calore piacevole. Infine la terza tecnica consiste nell’effettuare lenti giri in senso orario per circa 20 minuti per zona.
Secondo il maestro Ming Wong la sequenza da applicare è la seguente: il sigaro viene lasciato immobile a qualche centimetro dalla pelle, viene mosso rapidamente in su e in giù “a beccata d’uccello”, poi mosso in modo circolare nei due sensi e infine mosso a zig-zag.
In aggiunta è possibile esporre le parti del corpo interessate al fumo della lana di artemisia bruciata in un recipiente oppure al vapore di lana di artemisia bollita.
La moxa è principalmente una disciplina di lunga vita, ovvero un metodo per preservare a lungo la salute. Qualcuno l’ha definita una sorta di “agopuntura senza aghi” e in effetti le due tecniche hanno molto in comune. Ma lo scopo dell’agopuntura è soprattutto disperdere, ed è più adatta per le malattie acute, viceversa la moxa è più utile per tonificare, ed è quindi più indicata per le malattie croniche, anche se è possibile disperdere e tonificare con entrambe le tecniche.
La moxa è una disciplina con la quale si scaldano i punti dei meridiani che ha numerose applicazioni; è particolarmente efficace per curare mastite, prostatite, periartrite alla spalla, infezioni pelviche, spondilosi cervicale e diabete, riscalda lo Yang e nutre lo Yin, dissolve ristagni e agevola il flusso del Qi nei meridiani migliorando la salute di tutto il corpo.
Gli obiettivi principali della  moxa sono quelli di rafforzare la Yuan Qi, di accelerare il metabolismo, di tonificare e riequilibrare lo Yin e lo Yang e di rinforzare il fisico. Inoltre: tranquillizza la mente, aiuta il sonno e la digestione, toglie la stanchezza e aumenta la forza, aumenta la resistenza allo stress. Può curare malattie croniche che non rispondono ad altri trattamenti, è utile contro l’artrosi e contro dolori locali, è un metodo per la prevenzione delle malattie e per il mantenimento della salute in generale.
La stimolazione termica della moxa migliora la circolazione del qi e del sangue, agevola il flusso energetico dei meridiani, regola le funzioni organiche, migliora la salute ed è in grado di attenuare molti sintomi.
La maggior parte dei punti di agopuntura sono adatti alla moxa e pochi sono vietati, tra i quali tutti i punti sul viso se non per motivi veramente speciali e con particolari accorgimenti. Secondo la moderna MTC in realtà l’unico punto veramente vietato è il Jingming, il punto extra-meridiano che si trova alla congiunzione delle sopraciglia. È invece possibile fare moxa in punti dove l’agopuntura è vietata, come l’ombelico, anche qui con opportune protezioni. Tra i punti dove la moxa risulta particolarmente efficace troviamo: LU-11, ST-25, ST36, LI4, LI-13, GV-20, BL-23, BL-43, BL-45, BL-50, BL-67, SP-1, KI-1, KI-3, LR-13, CV-3, CV-6, CV-9, CV-10, CV-12, GV-4, GV-20.
Per ottenere dei risultati verso una determinata patologia è meglio operare però su una sequenza di punti ben precisi. Personalmente ho avuto buoni risultati in casi di astenia, di gonfiori alle caviglie e dolori agli arti e alla schiena. Contro i fastidiosi sintomi dell’allergia primaverile ho avuto ottimi risultati con pochi minuti di applicazione quotidiana di un sigaro su un punto lungo la linea mediana del piede a circa mezzo “cun” dall’attaccatura delle dita.
Ma, indipendentemente dall’utilità di guarire da una malattia o di superare una determinata condizione, la moxa rimane un trattamento piacevole, un massaggio con il calore adatto a tutti che aiuta la tonificazione e il riequilibrio dell’intero organismo.

Alberto Baroni

Bibliografia essenziale:
Ming Wong e Alessando Conte “Cau - forza, amore, vitalità dal calore e dal profumo dell’Artemisia”, 2003 Ed.Mediterranee
Duan Xuezhong “Guida illustrata alla moxibustione”, 2018 Ed.Mediterranee
Hu Zeng Yao “Moza tradizionale”, 2017 MIR Edizioni
Antonio Turetta “Guida alla Medicina Tradizionale Cinese”, 1996 De Vecchi Ed.
Daniele Santagà “Il calore che guarisce”, 2020 Om Edizioni
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