Olivello spinoso
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OLIVELLO SPINOSO
Voglio parlarvi di un frutto che cresce abbondantemente sul nostro territorio nelle zone aride. Non patisce la secchezza, anzi si rafforza in condizioni estreme e tutte le sue parti concentrano i principi attivi diventando in questo modo un vero regalo della natura.
Si tratta dell’olivello spinoso, Hippophae rhamnoides L., famiglia delle Elaeagnaceae.
Il suo nome botanico deriva dal fatto che le foglie delle piante giovani venivano utilizzate per rendere lucido il pelo dei cavalli, mentre rhamnoides vuol dire che è molto spinoso.
Come tante piante che crescono anche in assenza di acqua i suoi fusti sono ricoperti di spine, questo permette di catturare anche la rugiada notturna per il necessario nutrimento.
I frutti dell’olivello spinoso sembrano dei piccoli soli, il colore va dal giallo all’arancione vivo, raccogliere e conservare queste meravigliose bacche è un po’ come portare nelle nostre case il calore e la luce dell’estate.
Questa pianta si pensa possa essere giunta a noi dal Tibet decine di migliaia di anni fa in seguito ad una glaciazione, si è adattata benissimo ai nostri habitat e predilige terreni poveri e sabbiosi (grazie alla simbiosi con un fungo sopravvive benissimo anche dove non sembra esserci terra fertile) e le pendici assolate, ama starsene per i fatti suoi e tende a colonizzare i luoghi dove cresce non amando la presenza di altre piante. Ha un portamento elegante e può raggiungere i cinque metri di altezza, i suoi rami sono molto spinosi e le foglie lanceolate sono grigie e molto argentate nella parte inferiore. I frutti sono piccole bacche che maturano ad agosto o settembre e contengono in esse una ricchezza incredibile di principi attivi utili alla nostra salute (soprattutto invernale).
L’utilizzo di questa pianta affonda le radici nella storia, veniva utilizzata nell’Antica Grecia (per rendere bello il pelo dei cavalli), in Mongolia e Russia (un macerato in olio da usare in caso di problemi della pelle) e un po’ ovunque in Europa si usavano le foglie nell’alimentazione delle pecore (per migliorare la qualità della lana).
La ricchezza di questo frutto è molto studiata da chi si occupa di erboristeria, in particolare si utilizzano i frutti interi ma anche l’olio ricco di omega (3-6-7-9) estratto dai semi (in questo caso i costi del prodotto sono ovviamente molto elevati).
La soluzione per non perdere i principi attivi con la lavorazione è l’estrazione del succo a freddo, la sua componente principale è la Vit C che si ossida con il calore.
Comunque non solo Vit C: acido malico (contenuto in tanti frutti ma soprattutto mele ed uva, aiuta la produzione di energia a livello cellulare), flavonoidi (che colorano i vegetali e li proteggono dal sole, dal freddo, dalla siccità, da alcuni parassiti, nell’uomo svolgono azione antiossidante), carotenoidi (pigmento arancione che al vegetale serve perché assorbe la troppa luce, per noi sono fonte di beta-carotene), acidi grassi essenziali (non solo omega 3, essenziali perché non siamo in grado di produrli trasformando altri grassi, dobbiamo assumerli con l’alimentazione), la preziosa Vit B12 (che produce grazie alla simbiosi con un micro organismo).


L’utilizzo maggiore che se ne fa è la trasformazione in gelatina o marmellata, ma in questo modo si perdono la maggior parte dei principi attivi, ma non è da disdegnare, meno potente ma comunque molto efficace nell’innalzare le nostre immunità naturali durante l’autunno e l’inverno, periodi in cui siamo facilmente attaccabili soprattutto nell’apparato respiratorio.
La marmellata è molto utile anche in chi soffre di bruciore di stomaco o infiammazioni a livello intestinale, digestione lenta e intestino che non funziona a dovere.
Il succo invece è un vero concentrato di energia, da utilizzare in caso di stanchezza fisica, come coadiuvante durante le convalescenze, nei periodi in cui la mente non è al top. L’estrazione a freddo del succo preserva la Vit C e gli acidi grassi, entrambi micro nutrienti fondamentali.
Il modo migliore per conservare il succo (frullato o macinato in un frullatore e poi filtrato oppure estratto grazie ad un estrattore di succo o centrifuga) e aggiungere il succo di un limone al preparato finale e metterlo in vasetti sterilizzati. Se i vasetti non sono scuri il succo va conservato al buio. Consiglio di preparare il succo con la luna calante, in questo modo avrà molto meno la tendenza alla fermentazione. L'eventuale fermentazione aumenta l’assimilazione dei principi attivi, ricordiamo che una volta tale pratica veniva utilizzata per la conservazione e non deve assolutamente spaventare il pizzicorino sulla lingua. Per la conservazione il succo si può anche congelare, ma in questo modo tanti principi attivi vanno perduti. Il succo può anche essere fatto sobbollire per 40 minuti per migliorare la conservazione, molto importante lavorare a basse temperature per non distruggere tutti i principi attivi, prima di metterlo in vasetti sterilizzati.
Segnalo che il sapore di questo rimedio è molto acidulo, se non si sopporta tale sapore conviene mettere dello zucchero sciolto nel succo dopo l’estrazione.
Daniela De Gaetano

